Tautologia.

Tutto quello che manca.

Festival - WALLSTREET ART STOCKHOLM

Stoccolma, Giugno 2022

Il festival artistico “WALLSTREET ART FESTIVAL”, organizzato dall’omonima associazione culturale in collaborazione con la regione di Stoccolma , è un progetto artistico sperimentale che interroga le possibili connessioni tra arte e paesaggi urbani esistenti attraverso la creazione di opere d'arte outdoor. Il festival mette in luce il cambiamento che i luoghi dell’arte stanno attraversando e testimoniando e lo fa nel cuore della città, con l’intenzione di contribuire ad uno sviluppo di una comunità, consapevole dei suoi autori.

Il progetto “Tautologia” è stato invitato contribuire come intervento artistico e concettuale. Nell’arco di due settimane sono stato chiamato ad intervenire presso due località con interrogativi differenti: da una parte la municipalità di Upplands-Bro e dall’altra la municipalità di Nacka. La prima alle prese con problemi che riguardano l’integrazione interculturale e la convivenza sociale; la seconda, più benestante ed emancipata, rivolge uno sguardo ai propri dubbi interiori e al proprio futuro. In questi diversi contesti mi sono intrattenuto, con una performance artistica e visiva capace di incontrare, cogliere e raccogliere in forma trasversale entrambe le differenze per portarne in evidenza il minimo comune denominatore. Dire che c’è un elemento comune alle differenze non vuol dire cancellarle, al contrario, significa aiutarle nel loro processo di coerentizzazione e coscienza. Questo tratto comune, così trasversale da passare inosservato, consiste nella fede che gli eventi del mondo siano degli accidenti, dal latino accidere che significa letteralmente ciò che è caduto, capitato, libero da ogni necessità: una fede che ci fa vivere ogni istante come se fosse potenzialmente l’ultimo e il primo della nostra vita, in una tensione costante tra due opposti. In guerra, indecisi, ma implacabilmente ancorati all’indubitabilità delle nostre rappresentazioni di cui si dubita.

La performance si è svolta in diversi luoghi pubblici: in un sottopassaggio, in una piazza, in un parco, su un sentiero vicino ad un ponte sul fiume. Una performance in cui i passanti potevano immergersi, in un misto di disagio fisico e imbarazzo, per includere questa solo apparente anomalia all’interno della loro routine quotidiana  e così proiettarsi in una dimensione sospesa, alla seconda potenza. 

Chi si è lasciato condurre in questa anomala condizione di comunicazione silenziosa ha poi trascritto ricordi e pensieri, i quali sono raccolti in un piccolo quaderno. L’invito a chi si è seduto rimaneva sempre lo stesso: rimanere seduto di fronte all’artista che disegna per 7 minuti con gli occhi chiusi , e rimanere i successivi 7 minuti con gli occhi aperti, per approfittare di una postazione privilegiata da cui osservare il via vai tutt’intorno. Molti non si sono fermati, pochi hanno osservato con occhi sfuggenti, alcuni insistenti hanno voluto rubare di nascosto una risposta, mentre la domanda sotterranea si rincorreva tra le parole: perché esisti?
Sono persuaso a pensare che il pubblico non rivolgesse queste domande a me, ma a se stesso: in questo modo la performance ha funzionato come una sorta di specchio pubblico rovesciato.

È un dato di fatto che, in risposta a tali domande, la risposta dell'artista sembrava provenire da un luogo diverso dall'esperienza quantitativa (durata, estensione, posizione) e confondeva o irritava. La performance ha voluto sottolineare questo aspetto, portando all'attenzione che nel senso comune ciò che è privato è considerato un evento accidentale personale, un giudizio qualitativo, strettamente connesso con la configurazione psico-fisica individuale, e così in definitiva irrealizzabile o addirittura pericolosa. D'altra parte la dimensione quantitativa, tutto ciò che può essere ricondotto alla “cosa reale”, proprio perché è pensata esistere indipendentemente dalle rappresentazioni soggettive, può essere assunta come termine di accordo.

Nel momento in cui l’artista, si fa un tutt’uno con il suo strumento e diventa come uno sfondo che macchinamente registra e mette alla prova, interpretandoli, tutti i movimenti che lo circondano crea un perimetro di senso attorno a sè, una apertura originaria, tanto oscena quanto onnipresente. In questa bolla rispecchia il mondo, e sfida ad un gioco pericoloso al riparo ma esposto alla violenza dell’altro.


Un ringraziamento speciale a:

Fredrika Friberg
Malin Rulf 
Marika Zetterstrom

www.wallstreetstockholm.se



Appunti di un "passante"


Cosa sta facendo qui?

Sto realizzando un ritratto

Ma io non vedo nessuno!

Un ritratto della volontà dell’uomo”

Ma di quali uomini sta parlando, me li indichi!

“Un’istantanea degli abitatori del tempo


...arrivederci!

(se ne va con visibile soddisfazione per riconoscersi
lui come essere ragionevole)









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